Mercato Immobiliare, anche per il settore non residenziale il 2020 è stato da incubo
I dati del rapporto dell’Osservatorio Mercato Immobiliare rivelano un calo diffuso del mercato in doppia cifra
Regressione da doppia cifra lo scorso anno anche per il mercato immobiliare dei volumi edilizi non destinati ad abitazioni ma a produttività e commercio: lo dice chiaramente il rapporto dell'Osservatorio.
Così come è stato per il mercato immobiliare residenziale, anche per il comparto non residenziale (ovvero Immobili a destinazione terziaria, commerciale e produttiva), le compravendite di immobili nel 2020 hanno certificato un calo di volume.
Dopo una fase di espansione del mercato immobiliare in generale, e dei vari settori del mercato non residenziale in particolare, che durava ininterrottamente dal 2014, il 2020 ha segnato, come facilmente prevedibile, un’improvvisa cesura, per effetto delle misure poste in atto dal governo in relazione all’emergenza sanitaria che ha contrassegnato l’anno trascorso.
Lo certifica il rapporto 2021 pubblicato lo scorso 3 giugno dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate.
La sintesi dei dati relativi all’intero mercato immobiliare (sia residenziale, sia non residenziale) e conferma quanto generalizzato e consistente sia stato il calo dei volumi compravenduti (unica eccezione i Depositi pertinenziali, che tuttavia rappresentano solo il 7,3% del totale delle unità compravendute).
I dati evidenziano inoltre che il settore non residenziale, in particolare i settori terziario commerciale, produttivo e agricolo, rappresentano, in termini di volumi di scambio, poco meno del 10% del mercato complessivo (quasi il 15% in termini di stock).
Le tipologie immobiliari oggetto di particolare approfondimento nel prosieguo del Rapporto sono quelle tradizionalmente collegate ai settori terziario (uffici A/10), commerciale (negozi C/1 e laboratori C/3) e produttivo (capannoni D/1 e industrie D/7). Per tali tipologie si propone un’analisi dettagliata dello stock immobiliare, degli andamenti dei volumi di compravendita e delle quotazioni di mercato. Va comunque sempre ricordato che le destinazioni d’uso sono quelle desumibili dalle categorie catastali e, data la loro finalità, queste non sono del tutto idonee a cogliere l’effettiva destinazione d’uso dei beni, in particolare nel gruppo D (immobili speciali), in cui spesso esiste una promiscuità tra immobili a carattere produttivo, commerciale e terziario. La categoria più problematica, in termini di promiscuità della destinazione d’uso, è indubbiamente la D8, in cui rientrano, oltre agli immobili destinati al commercio (e per questo sono associati ai negozi, categoria C1), anche immobili destinati al terziario.