Mercato immobiliare residenziale, nel primo trimestre 2021 qualche timido segnale di ripresa
I dati dell’Osservatorio Nazionale riguardo le compravendite da gennaio a marzo testimoniano che la regressione ha frenato
Prezzi che si mantengono quasi invariati e calo del numero delle compravendite in frenata costituiscono due dei dati che lasciano presagire la fine del momento più cupo del mercato immobiliare residenziale.
Anche l’analisi dei dati relativi al primo trimestre 2021 ha confermato a livello globale il trend negativo avviato dalla crisi pandemica. Ciò continua a ripercuotersi anche nel settore immobiliare dove l’Osservatorio dell’Agenzia delle Entrate ha sintetizzato quanto emerge dai numeri relativi all’arco temporale compreso tra gennaio e marzo 2021 in 9 punti che lasciano comunque intravedere margini, seppur minimi, di ripresa.
1) Il 61,5 per cento degli agenti immobiliari intervistati ha segnalato una sostanziale stabilità dei prezzi di vendita nel primo trimestre del 2021, una percentuale in linea con la precedente rilevazione; la percentuale di operatori che ravvisa un calo delle quotazioni è diminuita, ma resta elevata (27,1 per cento da 33,7 nell’indagine precedente).
2) La quota di agenzie che ha venduto almeno un’abitazione nel trimestre gennaio-marzo è lievemente salita (all’83,6 per cento da 82,1 nel IV trimestre del 2020) e si colloca appena al di sotto dei livelli precedenti l’emergenza sanitaria.
3) Lo sconto medio sui prezzi di vendita rispetto alle richieste iniziali del venditore è sceso rispetto al trimestre precedente, al 10,1 per cento (dall’11,3); anche i tempi di vendita sono diminuiti: a 7,0 mesi.
4) Il 72,9 per cento delle compravendite è stato finanziato con mutuo ipotecario (dal 73,8); il rapporto fra l’entità del prestito e il valore dell’immobile è pressoché stabile, al 76,2 per cento. La percentuale di agenzie che segnalano difficoltà nel reperimento del mutuo si colloca al 24,6 per cento (da 25,8).
5) È aumentata la quota di agenti che indicano le proposte di acquisto ritenute troppo basse dai venditori come causa prevalente di cessazione dell’incarico (59,8 per cento, da 54,3). Secondo il 47,9 per cento degli operatori i prezzi offerti sono giudicati troppo elevati dai compratori (da 50,5).
6) Le attese delle agenzie riguardo al proprio mercato di riferimento sono notevolmente migliorate, pur restando lievemente improntate al pessimismo: il 14,5 per cento degli operatori ha aspettative sfavorevoli per il secondo trimestre, il 12,4 prefigura invece un miglioramento (da 26,3 e 9,4 rispettivamente).
7) Le aspettative sull’andamento del mercato immobiliare nazionale sono migliorate: con riferimento all’evoluzione nel trimestre in corso il saldo resta negativo ma in misura decisamente più contenuta rispetto alla scorsa rilevazione (-6,0 punti percentuali da -26,6).
8) Le prospettive a due anni, tornate positive nell’indagine precedente, sono ulteriormente migliorate, con un saldo fra attese di miglioramento e peggioramento pari a 23,6 punti percentuali (da 9,6).
9) La quota di agenti che si attende un impatto positivo dell’epidemia sulla domanda di abitazioni è notevolmente aumentata, divenendo prevalente su quella di chi si attende effetti negativi (per 14,0 punti percentuali da -17,4); il saldo è più ampio nelle aree non urbane (20,2 punti).