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La grande sfida energetica scade prima del 2030

Gli Stati hanno stilato cinque dimensioni dell'energia, ma il contributo per cambiare clima e uso dell'energia può avvenire anche grazie ai comuni cittadini

Fonte immagine: pixabay
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La grande sfida energetica scade prima del 2030. Ma non solo gli Stati. È una sfida quotidiana, continua, che parte non solo dall’alto di decreti approvati ma anche dal basso, con un comportamento responsabile –e sostenibile- di qualsiasi cittadino.

Riusciranno i grandi Paesi nella grande sfida del 2030? Certo, il vero obiettivo è il 2050. Ma non è una deadline ingannevole, il 2030 non è lontanissimo, la conferenza mondiale sul contrasto ai cambiamenti climatici Cop28 ha dato i suoi risultati, attesi nella conferma nel prossimo Cop29, che però si svolgeranno ancora in un Paese produttore di fossili come l’Azerbaijan.

Ma ormai il dado è tratto. Gli Stati devono investire sulle fonti di energia rinnovabili e modificare le proprie abitudini di consumo, evitando al contempo gli sprechi. Il 2030, quindi, è solo un primo obiettivo, perché la vera missione in questo caso è raggiungere le emissioni zero entro il 2050.

Sentiamo spesso parlare di Piano 2030, pronto a essere attuato col regolamento europeo sulla governante dell’unione dell’energia e dell’azione per il clima, vale a dire quello strumento attraverso il quale ogni Stato stabilisce i propri contributi agli obiettivi europei al 2030 sull’efficienza energetica e sulle fonti rinnovabili e quali sono i propri obiettivi in tema di sicurezza energetica.

Il pacchetto europeo Energia e Clima 2030 prevede di abbracciare l'obiettivo di istituire un’ “Unione dell'energia” articolata sulle seguenti cinque “dimensioni dell’energia”: decarbonizzazione (incluse le fonti rinnovabili); efficienza energetica; sicurezza energetica; mercato interno dell’energia; ricerca, innovazione e competitività.

Resta rilevante che la proposta di piano nazionale per l’energia e il clima si deve conformare anche alla strategia comunitaria per il rispetto dell’accordo di Parigi inerente i cambiamenti climatici, che stabilisce un obiettivo a lungo termine in linea con il proposito di mantenere l'aumento della temperatura mondiale media ben al di sotto di 2 °C rispetto ai livelli preindustriali e di continuare ad adoperarsi per limitare tale aumento della temperatura a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali.

In questo senso, gli obiettivi comunitari al 2030 (cui contribuiscono gli obiettivi nazionali dei piani) dovrebbero essere in linea con gli obiettivi dello stesso accordo. Ma l’Italia, e l’Europa, sono pronte per questa grande sfida? È una sfida quotidiana, continua, che parte non solo dall’alto di decreti approvati ma anche dal basso, con un comportamento responsabile –e sostenibile- di qualsiasi cittadino. Partendo, proprio dall’utilizzo di energia ricavata da fonti rinnovabili, dalla riduzione di sprechi, dalla volontà di consumare energia alternativa non più singolarmente ma attraverso una comunità costituita.

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